Francesco Masala, il nostro più grande poeta etnico

CICITU IL POETA

CHE STA ANCORA

CERCANDO CASA

di Francesco Casulacicitu.jpg

Sono ormai passati 6 anni dalla scomparsa di Cicitu Masala, ma ancora non ha “trovato casa”. La Regione lo ignora, hanno denunciato i parenti che vorrebbero dedicargli un museo della poesia in lingua sarda nella sua casa natale di Nughedu San Nicolò. Fin’ora tutte le sollecitazioni per ottenere un finanziamento per la ristrutturazione dell’immobile e l’allestimento multimediale non hanno avuto risposta. Eppure si tratta di preservare non solo la memoria ma un immenso patrimonio di opere del grande scrittore sardo, cantore  dei Sardi “vinti ma non convinti”, ovvero perennemente soccombenti ai dominatori di turno ma mai del tutto integrati nelle culture dominanti. Ma Masala è da ricordare anche come strenuo sostenitore della lingua sarda. Soprattutto da quando  nel 1977 si diede vita al Comitadu pro sa limba – di cui lui fu il Presidente – che iniziò la battaglia per il Bilinguismo.

Gli è che Masala, anche da morto, rimane un personaggio  scomodo e disadatto a ogni incorporazione storica da parte dei “vincitori”: di qui il rifiuto da parte della politica, di finanziare la sua Fondazione. Eppure si tratta del nostro più grande poeta etnico, di uno degli autori sardi più tradotti in Europa, autore di opere memorabili, in poesia e in prosa, in italiano e, soprattutto negli ultimi decenni della sua vita, in sardo.

Basti ricordare il romanzo “Quelli dalle labbra bianche” con la storia di nove sardi caduti nella in guerra steppa russa. “Sardi – scriverà Masala, con la sua solita ironia amara  – cattivi banditi in tempo di pace, ma eroi buoni in tempo di guerra: in guerre nelle patrie trincee, in pace nelle patrie galere”. O pensiamo a un altro romanzo, “Il dio petrolio” ambientato a Sarroch, città simbolo dell’industria petrolchimica (de s’ozu de pedra: dell’olio di pietra), che secondo Masala avvelenerà e devasterà alcuni fra gli angoli più suggestivi della Sardegna, sconvolgendo anche a livello antropologico le popolazioni.

O pensiamo alla silloge “Poesias in duas limbas” con poesie sociali, ironiche e amare ma anche struggenti poesie d’amore e di nostalgia, in cui al centro c’è sempre la malfatata terra di Sardegna. Parlerò di Masala e delle sue opere martedì prossimo 5 marzo a Carbonia (ore 17, sala della Provincia) in un incontro organizzato dall’Associazione “S’Ischiglia” per la presentazione del mio libro “Uomini e donne di Sardegna” (Alfa Editrice, Quartu, 2010).

Pubblicato su Sardegna quotidiano del 5-3-2013

 

 

 

 

 

 

Francesco Masala, il nostro più grande poeta etnicoultima modifica: 2013-03-05T10:56:00+01:00da zicu1
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