“Massaria- Agricoltura tradizionale a Guasila e in Sardegna di Salvatore Atzori (CUEC, Cagliari, 2012)

LA TREXENTA E LA STORIA DEI CONTADINI

di Francesco Casula

“MASSARIA-Agricoltura tradizionale a Guasila e in Sardegna” (CUEC Editrice) di Salvatore Atzori, è una  bella e rigorosa ricerca che rappresenta una vera e propria sonda infilata nel passato di Guasila ma non solo: della Trexenta, del campidano, dell’intera Sardegna di cui è paradigma. Una sonda che registra segni etnologici e antropologici; scampoli di preistoria, storia, archeologia,lingua, cultura popolare e  poesia orale, con distici ironici e d’amore, di riti e tradizioni  (penso a s’agiudu torrau), cultura materiale e immateriale. Un saggio prezioso soprattutto per conoscere il paesaggio agrario del paese della Trexenta ma, dicevo, non solo. Paesaggio agrario analizzato nei fattori della produzione, nei mezzi tecnici a forza animale e umana; nelle colture, nelle fasi lavorative, nei rapporti di produzione. Con i vari tipi di contratto e il trattamento economico dei subordinati, con la scala gerarchica servile e le mansioni dei serbidoris. Con le mansioni femminili. Quello che emerge è una vera e propria storia dei contadini in Sardegna, un romanzo corale, con la straordinaria raccolta di testimonianze di giorronaderis, pastoris, messaius e messaieddus, boinarxus, sotzus e sotzas, con la minuziosa e rigorosa perlustrazione e documentazione sulle colture intensive con sa bingia, s’ortu, sa mendula, s’olia. Non è infatti – come scrive Salvatore Atzori – “solo opera personale, ma identità collettiva, matrice di ogni madre”.

 Quello che emerge è un racconto di persone della cui esistenza e delle cui gioie e pene non avremo saputo. Anche a questo serve infatti la storia orale, a dar voce a chi non l’ha avuta e non l’ha, e anche a mettere in piedi la storia a partire dal basso,  dal vero, dall’esperienza diretta delle classi subalterne. E tutto questo senza nessun sospetto di idealizzazione e di arcadia e di nostalgia dei bei tempi antichi: anche perché, quasi sempre belli non erano: come ricorda nella esemplare prefazione Giulio Angioni. Con l’arretratezza, l’analfabetismo, la miseria. E’ infatti – per utilizzare l’espressione di Atzori – una ricerca che non ha alcuna parentela con le rappresentazioni decontestualizzate e defunzionalizzate, alla moda, che vanno abusivamente sotto l’etichetta del folclore.

Giovedì 28 febbraio prossimo (ore 17,30 Aula consiliare Palazzo Viceregio) insieme al sottoscritto ne parleranno con l’Autore Angela Quaquero e Giulio Angioni.

Pubblicato su Sardegna Quotidiano del 25-2-2013

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