Presentazione del romanzo MESSI D’ORO SULLE COLLINE di Vincenzo Mereu

Giovedì 17 gennaio prossimo (ore 17.30, Biblioteca di Flumini di Quartu ) presenterò il romanzo Messi d’oro sulle colline di Vincenzo Mereu di cui ho anche scritto la prefazione.

 

Vincenzo Mereu vive a Quartu S. Elena. Già insegnante elementare e Direttore Didattico, oltre a questo romanzo (edito da Compendium, 1999) ha scritto  varie fiabe, fra cui la più importante è Pupillu, Menduledda e su Dindu Glù-Glùu (Tradotta in lingua sarda da Francesco Casula e pubblicata dall’Alfa editrice, Quartu, 2003) Nelle sue opere l’essenza e l’anima della Sardegna risuonano orgogliosamente attraverso la dolcezza e la bellezza della natura. E’ un poeta, pittore e artista. Amante dell’arte e delle meraviglie del mondo, seguace della liricità, fedele ammiratore della musica e dei suoi profondi segreti.

 

 

Messi d’oro sulle colline: un bel romanzo di Vincenzo Mereu

 

                             di Francesco Casula

 

Il titolo, dal sapore vagamente arcadizzante, non tragga in inganno: “Messi d’oro sulle colline” di Vincenzo Mereu è un romanzo che nulla concede alla retorica del folclore e tanto meno alle pastorellerie, leggiadre e leziose o ai sentimenti mielosi.

   Esso indaga, descrive e rappresenta infatti, in modo robusto e avvincente, la Sardegna dei primi anni del ‘900, arcaica e immobile nella sua economia e nei rapporti sociali.

   Protagonista è infatti l’Isola, o meglio, un piccolo villaggio della Marmilla, aggrappato alle falde dei  monti, dalla bellezza selvaggia, dal sapore aspro e autentico, con gli abitanti incatenati a tradizioni antichissime e a potenti valori: segnatamente alla solidarietà e al senso della comunità.

   Un paese piccolo ma che “aveva tutti i problemi dell’umanità” – scrive l’autore – perché “ laddove vive un solo uomo sono presenti tutti i problemi dell’umanità”.

   La microstoria di un villaggio si erge così a storia universale, dilatandosi a rappresentazione generale della condizione umana.

   Nessuna sintesi può dare una pallida idea della quantità di episodi, figure, invenzioni fantastiche, descrizioni paesaggistiche e ambientali di cui il romanzo è  tramato. Così la prima impressione che deriva dalla lettura è determinata proprio dal continuato intreccio e dall’arcipelago di vicende e personaggi che si cercano, si fuggono, si perdono e si ritrovano in una inesauribile girandola di avventure e storie: ora tragiche e drammatiche o patetiche, ora festevoli e persino scherzose e comiche, a seconda del vario e mutevole manifestarsi dei casi della fortuna.

   La descrizione romanzesca di “Messi d’oro”, ancorata a un contesto storico preciso, si snoda infatti attraverso puntuali descrizioni delle tradizioni popolari e dell’ambiente sociale della Sardegna; testimonianze e riflessioni personali; digressioni ragionanti; excursus etno-antropologici; suggestioni oniriche; evocazioni liriche di personaggi e luoghi.

   Il romanzo prende avvio dalla descrizione della “siccità”, un male doloroso e antico della Sardegna, che “diffonde fra i contadini angoscia e tristezza” segnando, con la carestia e i patimenti, la povera gente, in balia alla prepotenza e alla tracotanza del signorotto del villaggio, Don Ferracciu. Che non si avvedrà “che ormai era destinato a entrare nel crepuscolo di un’era sulla quale stava per calare il sipario”. 

   I Sardi infatti, dopo secoli di torpore, di rassegnazione fatalistica e di acquiescenza, inizieranno a reagire alle angherie ed emetteranno i primi vagiti di insofferenza: un ragazzo del villaggio, Stefe, avrà l’ardire e il coraggio di ribellarsi ai brutali soprusi del prinzipale. Questo si vendicherà in modo odioso, ma sarà la vittoria di Pirro, l’ultimo colpo di coda di una classe moriente. Il popolano uscirà vittorioso dallo “scontro” storico con don Ferracciu che, una volta sconfitto, come  “una sorta di vulcano, lancerà lapilli infuocati che ricadranno sul suo stesso cratere…”

   Il romanzo è intriso di un profondo spirito religioso che si fa morale quotidiana, per cui la verità cristiana non naviga nei cieli, non è una verità metastorica e disincarnata, staccata dalla cultura e dai linguaggi della vita, ma si “sporca” accettando la baraonda, i balbettii, la confusione di chi vive drammaticamente il frastuono dell’esistenza. E la vera chiesa è quella “che vive in mezzo alla gente e palpita nel cuore degli uomini”: senza mura, senza addobbi, senza paramenti.

   L’altra dimensione forte che caratterizza il romanzo è quella dell’Identità, con l’esaltazione delle “radici” che “spuntano nei piedi dei Sardi e che si infiltrano nelle fenditure dei graniti, insieme alle radici dei mirti, dei corbezzoli, dei lentischi e degli olivastri…”

   “Messi d’oro”  è  dunque un romanzo  che offre un prezioso contributo etnico, etico e testimoniale per il recupero e la valorizzazione “del senso di appartenenza” ovvero “di quell’umore esistenziale del proprio essere sardo, come individui e come gruppo che, in ogni momento, nella felicità e nel dolore delle epoche vissute, ha reso i Sardi, costantemente resistenti, antagonisti e ribelli, non nel senso di voler fermare, con l’attaccamento spasmodico alla tradizione, il movimento della vita e della loro storia, ma di sprigionarlo il movimento, attivandolo dinamicamente, dalle catene imposte dal dominio esterno” ( Giovanni Lilliu).

   Il che non significa “usare la nostra differenza come ideologia o caricarla, a seconda della fasi, ora di significati autodepressivi ora di arroganze etnocentriche” (Placido Cherchi); ma accettarla riconoscerla e valorizzarla, l’Identità, come la condizione base del nostro modo di situarci nel mondo e di dialogare, senza alcuna forma di chiusura autocastrante, con gli orizzonti più diversi.

 

 

 

 

 

Presentazione del romanzo MESSI D’ORO SULLE COLLINE di Vincenzo Mereuultima modifica: 2013-01-10T19:36:07+01:00da zicu1
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