Limba sarda comuna: dopo le divisioni, il confronto e l’unità?

 

LIMBA SARDA COMUNA (Lsc): dopo le divisioni il confronto?

di Francesco Casula

Dopo anni di divisioni e di polemiche, talvolta faziose, forse è la volta del confronto e della discussione, per arrivare finalmente a una condivisione e a un accordo in merito alla standardizzazione della Lingua sarda, che superi vecchie e ossificate contrapposizioni.

Un segnale potrebbe essere quello che Graziano Milia ha lanciato recentemente a Quartu (al Convegno su Lingua sarda e Identità) sostenendo di “non escludere anzi di auspicare un solo standard per la Lingua sarda”, senza demonizzare la LSC.

L’importanza del segnale è data dal fatto che Graziano Milia è stato da Sindaco di Quartu prima il principale oppositore della Limba sarda unificada e da Presidente della Provincia di Cagliari poi (insieme alla Giunta e all’intero Consiglio) il sostenitore di un Comitato che ha dato vita alla “Normalizzazione della varietà campidanese della Lingua sarda”, di fatto contrapposta alla LSC.

Normalizzazione contenuta in un volume (Alfa Editrice, Quartu, 2009,) con le “Arregulas po ortografia, fonètica, morfologia e fueddariu de sa Norma Campidanesa de sa Lingua Sarda”.

Per una discussione proficua sulla LSC, occorre, a mio parere, partire dai “meriti” che anche gli avversari le riconoscono. Ecco cosa scrivono:

“Per la prima volta nella storia della Regione Autonoma Sarda essa si dota di norme per la lingua scritta. Ciò vuol dire che:

– La Sardegna ha una lingua (che non è un dialetto dell’italiano): già questo è un fatto che persino a molti sardi suonerà come una grande novità, se pensiamo alla scarsa considerazione che il sardo ha in molti ambienti geografici e sociali.

Questa lingua:

– è ufficiale (poiché è deliberata dalla Giunta): quindi non è un mezzo di espressione per soli poeti, scrittori o estimatori, ma può esprimere anche gli atti della politica e ha un’importanza sociale e non solo letteraria;

– vuole rappresentare una “lingua bandiera”, uno strumento per far crescere in tutti i sardi il sentimento dell’identità: è una maniera forte per sottolineare il binomio fra lingua e identità, che non può essere rotto ma che oggi s’è fatto molto debole, perché il bombardamento culturale (“la lingua italiana è meglio del dialetto sardo”) è riuscito quasi del tutto a lasciarci solo un’identità mista, incerta e quasi a rompere il filo che ci lega alla storia della nostra terra e alla nostra gente;

– vuole seminare il terreno per una rappresentanza regionale nel Parlamento europeo come espressione di lingua minoritaria: questo ci darebbe il diritto di avere un eurodeputato sardo senza doverlo disputare con la Sicilia, perdendolo sempre per motivi demografici;

– vuole essere sperimentale, dunque potrà essere ampliata, corretta e arricchita con gli aggiustamenti più opportuni: pensiamo che questo sia positivo soprattutto per quelli che non saranno contenti e non si sentiranno rappresentati pienamente dalla variante scelta dalla commissione, giacché gli darà modo di intervenire con proposte di modifiche e miglioramenti;

  non vuole eliminare le varianti linguistiche parlate e scritte nel territorio sardo, anzi si pone al loro fianco nel compito che la regione si assume di difenderle, valorizzarle e diffonderle: questo punto è buono in generale, come dichiarazione di impegno, nonostante non si dica in che modo la regione lo metterà in pratica nella realtà;

A queste considerazioni di valore senza dubbio positivo, che sono dichiarate nella stessa delibera, ci pare di poterne aggiungere altre due che ci sembrano di non poco conto:

– potrebbe riavvicinare all’uso del sardo l’Amministrazione Pubblica: ciò sarebbe positivo nel senso che gli impiegati e i funzionari pubblici che spesso usano l’oscurità della lingua burocratica per ritagliarsi la loro quota di potere (grande o piccola che sia a seconda dell’importanza che hanno nella gerarchia), riprendendo a utilizzare il sardo potrebbero riavvicinarsi alla popolazione, soprattutto alle fasce deboli dei vecchi e dei poco acculturati, aiutandoli a sentirsi più considerati e tutelati;

– potrebbe avvicinare al sardo le generazioni di giovani che non hanno mai conosciuto la lingua, sia perché sono figli di continentali che non parlano il sardo, sia perché sono figli di sardi che hanno preferito non insegnargliela per qualsivoglia ragione”.

 [Documento degli studenti sulla lingua standard-Limba sarda comuna, deliberata dalla Giunta regionale, Università degli studi di Cagliari, Corso di laurea in Scienze della formazione primaria-Master Universitario di II livello in “Approcci interdisciplinari alla didattica del sardo”, Cagliari 12-Giugno-2006, pagine 22-23].

Certo gli oppositori alla LSC individuano in essa anche molti limiti, due in particolare: 1. sarebbe una lingua di plastica, artificiosa, costruita astrattamente a tavolino. E dunque senza radici e senza scrittori e poeti né passati né presenti né futuri. Ma ciò è del tutto vero? Possiamo dimenticare che uno dei più validi romanzi scritti in sardo negli ultimi anni, Sa losa de Osana (La stele di Osana) del compianto Gianfranco Pintore, scomparso recentemente, è stato scritto in Limba sarda comuna?.

 2. a prevalere nella LSC sarebbe il Logudorese. Bene: ma cosa impedisce che nella LSC sia incorporata tutta la ricchezza lessicale delle varietà e delle parlate della Lingua sarda nel suo complesso? Non lo sostengono forse gli stessi sostenitori della LSC che essa “vuole essere sperimentale, dunque potrà essere ampliata, corretta e arricchita con gli aggiustamenti più opportuni”?

E dunque che venga arricchita, ampliata e corretta. Con il contributo di tutti. E penso in modo particolare a tanti giovani, valenti studiosi e amanti della Lingua sarda, che da anni si battono, coerentemente, con scritti e azioni, nelle scuole e nelle comunità sarde, per il Bilinguismo perfetto. Penso ai Marco Sitzia e Ivo Murgia, Amos Cardia e Pietro Perra. Ma anche a studiosi e scrittori come Franca Marcialis, Stefano Cherchi e Pietro Zedda. O a poeti come Franco Carlini, Efisio Cadoni  e Michele Podda.

Quello che comunque occorre è porre fine alle disamistadi, che durano ormai da troppi anni. I nemici di sempre della Lingua sarda come corvi, continuano a svolazzare, pronti a inserirsi come sciacalli, nelle nostre divisioni mortifere, per divorarci tutti: pro LSC e contro LSC. E poco importa che siano politicanti legati al centralismo monolinguistico italiota o figuri ammantati di livree accademiche che, con spocchia e saccenteria, pontificano sul SARDO, senza mai parlarlo né scriverlo.

 

 

 

Limba sarda comuna: dopo le divisioni, il confronto e l’unità?ultima modifica: 2013-01-05T11:47:45+01:00da zicu1
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