441° anniversario della morte di Sigismondo Arquer

ARQUER, L’EROE

CANCELLATO

DALLA MEMORIA.

Francesco Casula

Il 4 giugno del 1571 moriva tragicamente il cagliaritano Sigismondo Arquer: condannato dal tribunale dell’Inquisizione, dopo sette anni e otto mesi di detenzione e di torture infatti, i carnefici vedendo che non solo non si pentiva ma che anzi esaltava il suo martirio, lo trafiggeranno con le lance e lo getteranno vivo nel rogo degli eretici, nella Plaza de Zodocover a Toledo in Spagna. Di madre sarda – che rivendicherà orgogliosamente durante il processo –  e di padre di origini aragonesi., dopo la laurea nell’università di Pisa in Diritto civile e canonico, e in Teologia a Siena, tornato in Sardegna diviene avvocato del fisco a Cagliari. Durante un breve soggiorno a Basilea, su invito di Sebastian Münster, geografo, cartografo e di fede luterana, presso il quale era ospite, scrive una monografia sulla Sardegna: Sardiniae brevis historia et descriptio, cui era allegata una carta dell’Isola e una veduta di Cagliari (Tabula corographica insulae ac metropolis illustrata), che viene inserita nella Cosmografia scritta dallo stesso Münster. Redatta in un latino di rara raffinatezza, ma chiaro e semplice, rappresenta  la più antica descrizione dello stato e dei problemi dell’Isola in cui l’Arquer traccia anche un ritratto severamente censorio del corrotto clero del tempo: “Sacerdotes indoctissimi sunt, ut raros inter eos, sicut et apud monachos, inveniatur, qui latinam intelligat linguam. Habent suas concubinas, maioremque dant operam procreandis filiis quam legendis libris”. Plurilinguista – conosceva l’Italiano e il Castigliano, le due lingue materne, Catalano e Sardo e il Latino. In queste tre lingue ci ha lasciato un Pater Noster, su Babbu nostru sughale ses in sos che­ius: in un Sardo che coniuga elementi campidanesi con elementi logudoresi. Intellettuale e figura di assoluta dimensione europea, il sacrificio della sua vita segna il trionfo della libertà di coscienza. Ma è stato dimenticato, rimosso: dalla cultura e dalla scuola italiana. E soprattutto dai Sardi. Che evidentemente non ama i suoi grandi eroi. Ad iniziare da Cagliari, la sua città. Che – bontà sua – gli ha dedicato una strada, o meglio, un vicoletto nel Quartiere di Marina. A Carlo Felice, re crudele, ottuso e vorace, è stata invece dedicata la nostra principale arteria. Oltre che innumerevoli strade in tutta l’Isola. Scelte suicide e oscurantiste.

Pubblicato su Sardegna quotidiano il 4-6-2012

441° anniversario della morte di Sigismondo Arquerultima modifica: 2012-06-04T09:22:18+02:00da zicu1
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