Quartu. Un’università della terza età che funziona

La Terza età e l’Università della vita

di Francesco Casula

S’omine morit imparande. Recita così un famoso e antico adagio sardo. A significare che l’educazione e l’apprendimento non hanno limiti e confini temporali nella vita dell’individuo: iniziano con la nascita e terminano con la dipartita.

      Per più secoli – soprattutto ad iniziare dalla rivoluzione industriale e con l’istituzione della Scuola e fino a qualche decennio fa – l’apprendimento del sapere è stato circoscritto sostanzialmente al periodo scolare, a un’età precisa e limitata dell’esistenza: quella adolescenziale e giovanile.   Il lavoro – dentro la concezione industrial-illuminista –   doveva venire dopo, ad apprendimento concluso e finito, in genere nella scuola ufficiale e di “stato”.

   Confinato a uno spazio-luogo – quello scolastico appunto – separato anche fisicamente dal lavoro e dalla produzione, esso si poneva come del tutto “altro” rispetto alla vita, alle dinamiche sociali e individuali ed era finalizzato a conoscenze sostanzialmente libresche, poco attigue quando non in contrasto con i  “saperi” tradizionali, con la cultura “materiale” legata ai mestieri e insegnata dalla scuola non ufficiale – o per dirla con Michelangelo Pira “alla macchia” – gestita di fatto dagli anziani, veri e propri maestri e docenti di saggezza.

   Oggi, fortunatamente questa visione dell’apprendimento e del sapere è entrata in crisi: la più moderna e avveduta pedagogia e didattica si muovono su traiettorie culturali riassunte dallo slogan della “educazione permanente, ”: abbondantemente e saggiamente anticipate dal pregnante diciu sardo di cui parlavo all’inizio

Di qui,  per esempio, le campagne di studio e aggiornamento, più spesso annunciate e pubblicizzate che realizzate – occorre dire – , rivolte a giovani e meno giovani inseriti già nel mondo e nel circuito lavorativo; di qui le esperienze, in qualche modo paradigmatiche, delle Università della Terza Età, sempre più diffuse anche in Sardegna.

   Di una di queste vorrei parlare: per liquidare alcuni luoghi comuni che su di esse vengono diffusi o comunque circolano, ma soprattutto per testimoniare una bella esperienza che da anni si porta avanti a Quartu Sant’Elena.

   Molti pensano a una sorta di dopo scuola per anziani, a corsi di recupero rivolti a qualche anziano volenteroso che non ha avuto la fortuna di intraprendere o concludere gli studi: niente di tutto questo.

   L’Università della terza Età di Quartu, è frequentata da una pluralità di età e  con provenienze sociali, culturali, professionali le più diverse: molti sono anche laureati e diplomati. Che si incontrano certo per “imparare” ma anche per stare insieme, confrontarsi, discutere, socializzare, divertirsi, vincere la solitudine, sconfiggere l’idea – tipica di una società tutta giocata sul produttivismo industrialista – che l’anziano debba solo aspettare, rassegnato, magari in solitudine e in angosce, la fine della sua esistenza , e non possa quindi continuare a vivere gioiosamente, con gli altri e per gli altri. Nell’Università della Terza età di Quartu infatti certo si imparano le lingue (Inglese, spagnola, tedesca, portoghese) e l’Informatica, la filosofia, la psicologia e l’archeologia, la poesia e la letteratura sarda, la storia dell’arte, delle religioni e della Comunicazione ecc. Ma si partecipa anche a laboratori teatrali e di ricerca storica. Si canta, si disegna, si pittura e si apprende il ballo sardo. Si gioca a scacchi e a bridge. Si fanno attività motorie. Si presentano libri e si organizzano viaggi e gite.

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 4-2-2012

 

Quartu. Un’università della terza età che funzionaultima modifica: 2012-02-04T11:35:03+01:00da zicu1
Reposta per primo quest’articolo