Soldati in Sardegna

Soldati in Sardegna ieri e oggi.

di Francesco Casula

La prassi del ricorso ai militari per la gestione dell’ordine pubblico è una costante nella storia italiana. Il caso più clamoroso fu quello che si verificò fra il 1861-65 quando lo Stato impiegò oltre 100.000 militari contro il “brigantaggio” meridionale. Furono messi fuori combattimento circa 14.000 briganti, -o semplicemente sospettati come tali- dei quali alcune migliaia uccisi o fucilati e gli altri imprigionati. Morirono allora più persone che in tutte le guerre risorgimentali. E poco interessava ai governanti se si trattava “di infelici contadini che morivan di fame” come ebbe a sostenere allora Garibaldi.
Ma, ancor più dell’Italia, è la Sardegna ad aver sperimentato la “militarizzazione”: anche prima dell’Unità. Nel 1849 il generale Albero La Marmora –proprio l’autore del monumentale Voyage en Sardaigne- per “pacificare” l’Isola, scossa da continui tumulti per le gravissime condizioni economiche, ricorse alla repressione più brutale.Qualche anno dopo fu inviato il generale Durando e 500 soldati e fu imposto lo stato d’assedio in tutta la provincia di Sassari per “domare” le agitazioni popolari.
Circa un secolo dopo la storia sembra ripetersi: il 3-6 Gennaio 1967 vengono mandati in Sardegna 600 agenti di PS del reparto celere di Padova e 300 carabinieri. Per combattere il banditismo, naturalmente. A Maggio, prima Orgosolo e poi Orune verranno circondati e perquisiti, casa per casa. Un giornalista di grido, Augusto Guerriero (noto come Ricciardetto) sul settimanale “Panorama” invocò l’utilizzo “dei gas asfissianti o per lo meno paralizzanti per sterminare i banditi”. Erano i tempi di Mesina.
Ma veniamo all’oggi. Il Governo ha deciso di inviare i militari nelle strade, pur avendo l’Italia il numero più alto di forze dell’ordine in Europa. Si tratta per la verità di una “militarizzazione” morbida ed esigua: 3.000 soldati, uno 0.8% in più che si aggiunge ai ben 324.339 uomini che operano per difendere “l’ordine pubblico”. Verosimilmente l’impatto sarà vicino allo zero. Ma, si dice, quello che conta non è l’effetto concreto bensì quello che produce nell’immaginario collettivo: un maggior senso di sicurezza. Forse è vero: è una questione di immagine. Una campagna tutta giocata non sulla sicurezza, ma sulla percezione della sicurezza. Anche a costo della militarizzazione del territorio, che pensavamo roba da paesi sud americani e dittatoriali.

(Pubblicato su Il Sardegna del 28-6-08)

Soldati in Sardegnaultima modifica: 2008-07-09T13:16:00+02:00da zicu1
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3 pensieri su “Soldati in Sardegna

  1. Poberos sardos mios isolados,
    ite cherveddos bos ghiat sentimentu.
    Da invasores, prima maltratados,
    poi, dae s’italicu turmentu

    chi distrueit su cumone ammentu,
    tanchende e istrinende disbuscados,
    cuddu connotu ue si fin campados
    sos avos chena tatzios de trabentu.

    Como sos corvos cun sos capellados
    non sonan issos su passu torradu,
    atende a sos cuiles sa giustiscia.

    De s’anonima, salvan avocados;
    pastore cun massaju est imputadu
    e pobulu mantenen piscia piscia.

  2. Poberos sardos mios isolados,
    ite cherveddos bos ghiat sentimentu.
    Da invasores, prima maltratados,
    poi, dae s’italicu turmentu

    chi distrueit su cumone ammentu,
    tanchende e istrinende disbuscados,
    cuddu connotu ue si fin campados
    sos avos chena tatzios de trabentu.

    Como sos corvos cun sos capellados
    non sonan issos su passu torradu,
    atende a sos cuiles sa giustiscia.

    De s’anonima, salvan avocados;
    pastore cun massaju est imputadu
    e pobulu mantenen piscia piscia.

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