Festival

Festival di Gavoi senza Sardegna.

 

 

di Francesco Casula

 

 

Inaugurata Giovedì scorso dal concerto di Enrico Giaretta, è iniziata ieri la Kermesse letteraria di Gavoi che si concluderà domani. Partecipano vere e proprie star letterarie mondiali: dall’anglo-americana Zadie Smith all’israeliano Uri Orlev all’irlandese Nick Laird. C’è da scommettere che anche quest’anno avrà un largo successo di pubblico.

 

Tutto bene allora? Non proprio. Ad iniziare dal titolo della kermesse: Festival letterario della Sardegna. L’Isola infatti nel Festival è assente. Se non fosse per la lettura  di qualche frammento di “La vendetta barbaricina” del Pigliaru da parte di vari artisti o, verosimilmente, per il consumo di pecorino sardo, culurzones e sebadas, nessuno direbbe che si tratti di un Festival sardo.

 

Manca del tutto –come del resto nei 4 festival precedenti- la Letteratura in lingua sarda. E si tratta di un’essenza ingiustificabile, soprattutto a fronte del rifiorire non solo della poesia ma della produzione di decine e decine di romanzi e opere narrative in genere in limba.

 

Eppure Marcello Fois e gli altri organizzatori dovrebbero sapere che l’idea di una letteratura italiana che comprenda esclusivamente le opere scritte in italiano può considerarsi ormai tramontata. Il concetto stesso di letteratura italiana si è dilatato sino a comprendere l’insieme delle opere scritte in tutto il territorio dello Stato italiano, indipendentemente dalla lingua utilizzata. Pertanto la letteratura regionale, un tempo considerate minori, sono diventate le diverse componenti di un quadro nazionale più vasto. Ciò che sostanzialmente deve essere riconsiderato è il rapporto fra il “centro” e le  “periferie”, dal momento che – come scrive Carlo Dionisetti, il principale teorico di questi studi, soprattutto in “Geografia e storia della letteratura italiana”- “la storia della marginalità reca un contributo essenziale alla storia totale in costruzione, perché si manda lo storico, senza tregua, dal centro alla periferia e dalla periferia al centro”. In tal modo, finalmente i fenomeni letterari possono essere considerati per il loro valore artistico, estetico, storico e culturale e non in base a un sistema linguistico.

 

Oltretutto la furia italocentrica e cosmopolita gioca brutti scherzi: le star letterarie straniere vanno bene, ma escludere gli scrittori sardi -e segnatamente quelli in limba- è segno di provincialismo non di apertura al mondo.

 

 

(Pubblicato su Il Sardegna del 5-7–08)

 

Festivalultima modifica: 2008-07-09T13:13:18+02:00da zicu1
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