Recensioni a Carlo Felice e i tiranni sabaudi

Dopo quella di Pino Aprile ecco altre due belle e corpose recensioni del mio libro !CARLO FELICE E I TIRANNI SABAUDI”: di Enrico Lobina (Su “ll Fatto Quotidiano.it)

 e di Claudia Zuncheddu  (sul suo profilo facebook)

 ‘Carlo Felice e i tiranni sabaudi’, la Sardegna degli uomini con meno diritti degli altri

di Enrico Lobina | 5 aprile 2017

È già alla terza edizione il libro di Francesco Casula, Carlo Felice e i tiranni sabaudi: una casa editrice coraggiosa (Grafica del Parteolla edizioni) e uno studioso che ha dedicato la sua esistenza alla divulgazione e all’approfondimento di temi che i media e le istituzioni, guarda un po’, tengono nascosti. L’aspetto che rende il libro agile, di facile lettura e in alcune parti avvincente è che Casula fa parlare gli storici e i protagonisti di allora.

Il libro di Casula risponde a una domanda semplice: dopo che i Savoia ricevettero, controvoglia, la Sardegna nel 1720, e divennero re, come si comportarono verso quella importante parte del loro regno? La risposta al quesito è semplice, lineare, durissima: la Sardegna venne trattata come un territorio altro rispetto al Piemonte, abitato da uomini che avevano meno diritti rispetto agli altri, culturalmente e socialmente inferiori, i quali dovevano essere trattati in modo tale da mantenere questa inferiorità. Questo pensavano i tiranni sabaudi, e le loro modalità di governo, o meglio di spoliazione, sono la diretta conseguenza della visione ideologica appena tratteggiata.

Girolamo Sotgiu, probabilmente il più grande storico del periodo sabaudo in Sardegna, pur essendo un oppositore della “diversità” dei sardi rispetto agli italiani, non poté non constatare il carattere coloniale dei rapporti tra Piemonte e Sardegna. Di quei rapporti non sono colpevoli coloro che allora abitavano il Piemonte (per carità) bensì i governanti, cioè i Savoia e, successivamente, gran parte della classe dirigente post-1861.

Nel 2011, durante le celebrazioni del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, si è persa l’occasione di riflettere criticamente sul Paese e sul processo di “unificazione”. Però si può sempre (ri)cominciare, anche in assenza di una ricorrenza. Se un turista, un italiano o uno straniero, viene in Sardegna, scoprirà che la strada più importante, la SS131, è la “Carlo Felice”. Carlo Felice, detto anche “Carlo feroce” è stato uno dei peggiori, più sanguinari e pigri vice-re di Sardegna.

Un amico studioso ama ripetere che è come se gli israeliani, nel 2200 dedicassero la loro strada più importante a un nazista, magari a Hitler in persona. Certo, questo sarebbe potuto succedere se i nazisti avessero vinto. Dato però che non è giusto che la storia la facciano i vincitori, le persone dotate di senno o almeno di amor proprio che abitano in Sardegna, perché non mettono mai in discussione la memoria che si reifica nei nomi delle strade e delle vie di Sardegna?

A Cagliari, nella piazza più frequentata, svetta la statua di Carlo Felice. Più di sei anni fa proposi, per molti provocatoriamente, di sostituirlo con Giovanni Maria Angioy, il quale “fu il capo […] del movimento anti-feudale sardo. Angioy fece proprie le rivendicazioni delle popolazioni della campagna vessate dai feudatari, e propugnò l’eliminazione delle arcaiche strutture di potere”. Da tempo, un movimento di opinione, che ha presentato anche una petizione, chiede che la statua venga spostata.

In questa fase storica, di disfacimento di un progetto politico (l’Italia), ragionare sulla sua storia secolare e i suoi governanti, ragionare sul suo carattere plurinazionale (l’Italia è insieme alla Francia uno dei paesi europei a non aver ratificato la Carta Europea delle Lingua Minoritarie), fa sicuramente bene ai popoli in cerca di una libertà che Roma non ha fornito, ma anche a Roma stessa.

Il libro di Francesco Casula, che rifiuta ogni razzismo anti-italiano, è un valido contributo per riscrivere veramente la storia, andando contro i tanti tradimenti dei presunti chierici.

“Carlo Felice e i tiranni sabaudi” di F. Casula

di Claudia Zuncheddu

Riscrivere la storia sarda dalla parte di chi ha subito le dominazioni coloniali è un dovere morale e storico dovuto al Popolo sardo.
Sardigna Libera ringrazia “Il Nostro Bar” di Burcei per la straordinaria ospitalità in occasione della presentazione del libro di Francesco Casula “Carlo Felice e i tiranni sabaudi”, ed auspica che “Il Nostro Bar” continui nel suo porsi come luogo di aggregazione di giovani e di spazio culturale.
E’ stato un onore, per me, concorrere alla presentazione di questo libro di storia autentica, nel luogo delle mie radici: Burcei.
Francesco Casula, a cui mi lega un’amicizia da vecchia data, è tra i massimi intellettuali sardi, scrittore e storico, che ha dedicato e continua a dedicare parte della sua vita a riscrivere la nostra storia, in antitesi a quella scritta dai vincitori italiani, una storia faziosa e spesso falsa. Questo storico, in tutte le sue opere, ribadisce la necessità che il popolo sardo si riappropri della sua lingua e della sua storia.
Come in tutti i processi di colonizzazione nel mondo, anche a noi sardi hanno seppellito la nostra storia e hanno tagliato la nostra lingua sostituendola con la lingua del dominatore. Tutto ciò per farci dimenticare chi siamo e da dove veniamo. La perdita della memoria storica e della propria identità, rende i popoli più fragili e più controllabili. Da qui la necessità che la storia sarda venga riscritta e riacquisita, in primis, dalle nostre giovani generazioni, come motore propulsivo per il proprio futuro.
Noi sardi non possiamo più accettare che la nostra storia non venga studiata nelle scuole di ogni ordine e grado, dalla civiltà pre-nuragica, così peculiare dei sardi, a quella della lunga era delle dominazioni coloniali. Queste “privazioni” sono servite allo Stato italiano per indebolirci e renderci più dominabili, per farci sentire italiani di serie z. Ma noi, con le nostre diversità culturali e storiche non possiamo essere italiani né imperfetti né perfetti. Noi siamo diversi, siamo sardi.
A proposito del dibattito in corso su “Carlo Felice e i tiranni sabaudi” di Casula, non è più sopportabile che le migliori piazze e le più belle strade dei nostri centri urbani, vengano intestate ai nostri carnefici, che la statua di Carlo Felice domini dalla Piazza Yenne tra la città medievale di Cagliari e il mare. Carlo Felice si vantava di aver impiccato più sardi in un anno che i vice-re degli ultimi 10 anni. Sicuramente l’autore del libro saprà dirci il numero e i nomi degli impiccati, che più che banditi erano patrioti e sardi resistenti all’omologazione e a divenire servi. Chi era Carlo Felice, chi erano i Savoia, ce lo racconta in modo meticoloso Francesco Casula nel suo libro.
Ritengo importante, come questo nostro storico scrive, riprendere il discorso sul colonialismo e sul concetto di “Sardegna colonia d’Italia”, ed oggi c’è pure da aggiungere, “colonia anche delle Multinazionali”.
Molti intellettuali sardi anche di ultima generazione (la mia), particolarmente legati all’ideologia della sinistra, tendono a non usare il termine “colonia”, per quanto concerne la Sardegna. Di fronte a fatti storici smaccatamente di stampo coloniale, di rapina economica e bellica, tendono a ribadire che non si può parlare di colonialismo, arrivando a disconoscere persino il Pensiero di un loro padre, Gerolamo Sotgiu, illustre cattedratico e storico. Sotgiu, nella sua opera Storia della Sardegna Sabauda, ribadisce con forza che tutti quei fenomeni economici, politici e culturali che hanno interessato la Sardegna sono fenomeni colonialistici.
Del resto l’intelligenza di questo storico e l’acutezza delle sue analisi non sono mai state fatte proprie dal PCI (il suo partito), poiché avrebbero dovuto mettere in discussione la natura dello Stato italiano da loro fortemente difeso tanto da rinnegare la stessa storia della nostra Isola, e bontà loro, interpretandola benevolmente come storia autonomista.
Nella cultura corrente “Sardegna colonia” è la sintesi, affrettata e riduttiva del Pensiero di Antoni Simon Mossa, teorico dell’indipendentismo moderno. Simon Mossa che parlava e scriveva ben 5 lingue oltre numerosi idiomi, vantava importanti relazioni internazionali, conosceva personalmente grandi leader come ad esempio Makarios a Cipro e Ben Bella in Algeria, personaggi che negli anni 50 diedero origine alle lotte di liberazione nazionale dei loro popoli, portandoli alla vittoria negli anni 60.
Simon Mossa, analizzando il rapporto economico e culturale esistente tra la società sarda e quella italiana del 900, li definisce rapporti di “Sudditanza coloniale” tendenti ad eliminare la “zenia” sarda.
E’ altrettanto interessante leggere il Pensiero di Giuseppe Mazzini e di Garibaldi, così detti padri fondatori dell’Italia ed entrambi finirono perseguitati dai Savoia (divenuti poi re d’Italia). Garibaldi esiliato a la Maddalena, pena l’arrestato qualora fosse uscito dall’isola e Mazzini muore sotto falso nome per non essere arrestato.
Secondo il loro Pensiero, la Sardegna era gravata da un dominio coloniale. Come ha riportato anche Francesco Casula nel suo libro “La Sardegna fu sempre trattata con modi indegni dal Governo sardo (dai Savoia): sistematicamente negletta, poi calunniata, bisogna dirlo altamente” (Giuseppe Mazzini).
Nella storia del colonialismo in Sardegna, i Savoia si annoverano fra i più criminali. Francesco Casula, nell’opera “Carlo Felice e i tiranni sabaudi” riscrive una delle più tristi e autentiche pagine di storia sarda, riportando minuziosamente le fonti bibliografiche di riferimento.
Il dominio coloniale in Sardegna, passato da padrone a padrone nella nostra storia, oggi è passato da quello squisitamente italiano a quello delle multinazionali nell’era della globalizzazione mondiale. Per dircela tutta e per fare in fretta, siamo passati dagli anni 60 e 70 ad oggi dal dominio dei Moratti e dei Rovelli (con il Petrolchimico) e con i gruppi legati alle partecipate dello Stato (di cui la distruzione di Ottana ne è simbolo), dal dominio dell’Aga Khan e del così detto boom del turismo con Alisarda e Meridiana, al dominio del Qatar con Qatar air ways e Mater Olbia nella Sanità. Un nuovo dominio coloniale, che nell’era della globalizzazione delle multinazionali possiamo chiamare colonialismo 2.0.
L’opera di Francesco Casula è da proporre ai nostri giovani, alle nostre scuole e all’attenzione di tutti i sardi che voglio conoscere la vera storia della Sardegna e “risvegliare” le proprie coscienze.

Recensioni a Carlo Felice e i tiranni sabaudiultima modifica: 2017-04-06T17:54:57+02:00da zicu1
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